Di un altro materiale
Progetto interdisciplinare intorno alla figura di Primo Levi ad opera della scuola secondaria di I grado "A. Manzoni" di Nichelino (TO)
Il progetto interdisciplinare “Di un altro materiale”, ispirato alla figura di Primo Levi, ci ha permesso di presentare ai ragazzi questo scrittore sotto una luce diversa, illuminando alcune delle mille sfaccettature della sua vita e della sua eclettica personalità.
Nei libri di testo scolastici della scuola secondaria di primo grado Primo Levi è sempre presentato come indimenticabile testimone della Shoah e della triste esperienza vissuta nel campo di concentramento di Auschwitz, ma in realtà la figura di Primo Levi è molto più complessa.
Questo percorso interdisciplinare ci ha permesso di far capire ai ragazzi che Primo Levi aveva molti interessi: è stato chimico, scrittore, poeta, artista, osservatore sempre attento e curioso, uomo capace di fondere insieme le sue conoscenze artistiche, storiche e letterarie per cercare sempre di trovare una possibile chiave di interpretazione della realtà circostante e del comportamento degli uomini.
In classe abbiamo studiato attentamente la sua vita, abbiamo visto dei documentari a lui dedicati, abbiamo cercato di capire gli studi che ha fatto e i suoi innumerevoli interessi, facendo storia abbiamo studiato il drammatico periodo storico in cui è vissuto e procedendo in questo modo abbiamo imparato a conoscere meglio questo scrittore. Successivamente abbiamo letto alcuni capitoli del libro Se questo è un uomo e in alcuni studenti della classe è nato il desiderio di prendere in prestito questo libro per poterlo leggere integralmente, dimostrando ancora una volta quanto gli adolescenti siano desiderosi di sentire storie vere, vissute sulla propria pelle da chi scrive e di provare forti emozioni anche quando si tratta di profonda angoscia e solitudine. Credo che le pagine di Se questo è un uomo non possano lasciare indifferente alcun lettore e per questo la lettura è stata accompagnata da numerose domande che ci hanno stimolato a riflettere e a pensare al senso della vita, al perché del dolore, a quanto può essere crudele il comportamento umano, all’importanza di non ripetere gli stessi errori, alla paura di morire, alla speranza che alla fine il bene prevalga sul male. È stato inoltre interessante cercare di trovare, anche nelle pagine più drammatiche, delle piccole luci di speranza e abbiamo scoperto che Levi, osservatore molto attento del comportamento degli uomini, nonostante l’inumanità dilagante nel campo di concentramento, era sempre pronto a cogliere alcuni atti di solidarietà tra i prigionieri, quasi a testimoniare che l’umanità non era ancora stata del tutto calpestata ed era ancora possibile alzare gli occhi al cielo e sperare in un domani migliore.
Al termine del progetto, nell’ambito di italiano, storia ed educazione civica, ogni studente ha creato una presentazione di tre slide su Primo Levi scegliendo immagini, frasi significative, parole chiave per presentare le loro riflessioni finali sull’autore. È stato bello notare, confrontando le parole chiave scelte dai ragazzi, che tutti, grazie a questo percorso pluridisciplinare, sono riusciti a cogliere la poliedricità dello scrittore (parole chiave scelte dagli allievi: scrittore, chimico, memoria, Auschwitz; scrittore, scienza, Shoah, poesia; scrittore, chimico, scultura, Auschwitz; treno, filo spinato, arte, libro, storia, Shoah; Torino, treno, lager, memoria...).
(Cecilia Giorcelli)
L’altro o l’altra da me
Il progetto “Di un altro materiale” ha coinvolto ragazze e ragazzi di tre classi terze (3A, 3E, 3F) della scuola secondaria di primo grado “A. Manzoni” di Nichelino in un iter interdisciplinare che ha avvicendato diverse materie (storia, letteratura, geografia, arte e immagine, educazione civica) e un’uscita didattica presso il Museo della Chimica di Settimo Torinese (scienze). Nel frattempo, a ridosso della primavera, vicino alla scuola ha preso forma un murale in cui Primo Levi è ritratto e che ha fatto da sponda alla lettura di Se questo è un uomo e alle riflessioni sulla sua vita e le sue sculture di rame, conducendoci alla realizzazione di un’opera collettiva in fil di ferro.
Siamo partiti da un foglio di carta e dal disegno di un essere vivente (animale, albero o foglia o conchiglia, elementi della natura...) provando ad immaginarne i contorni, liberando la fantasia nella sua forma disegnata. Poi è arrivato il metallo, il ferro, e abbiamo scelto una parte da ogni creatura immaginata che avevamo disegnato sul foglio (una coda, un orecchio, un naso, una spirale o una zampa). Abbiamo iniziato a capire, con l’aiuto dello scultore Ferdinando Faure, come darle forma utilizzando il filo di diverso spessore e colore. Abbiamo segnato il passaggio dal bidimensionale del foglio alla tridimensionalità della scultura e lavorato per due lunedì di seguito nella parte di giardino della nostra scuola che ha per forma una corte. Ci ha circondati, in questa fase del lavoro, lo sguardo del cielo. Ogni ragazzo e ogni ragazza ha modellato la propria scultura, portando se stesso/a. Come singoli elementi di una tavola periodica, siamo stati vicini ma anche in netta distanza, diventando ognuno per sé una forma e capendo perciò che siamo parte di un tutto, di un noi collettivo. Così abbiamo predisposto una base di legno dipinta di bianco e su di essa tre strutture (ognuna per ogni classe) e su queste abbiamo assemblato le nostre sculture che hanno assunto la forma di creature ancora più immaginifiche (la mosca con gli occhiali ha ali di farfalla, una corona sulla testa e per vicina un muso di volpe, creatura dotata di macchina fotografica). Quando abbiamo terminato la scultura collettiva, l’abbiamo trasportata nell’aula di arte. Vale bene il racconto quando si passa davanti, così che anche le altre classi possano capire il valore del non esser soli nel mondo, anche se si pensa di esserlo, ma di essere parte di un tutto, ognuno fatto del proprio materiale. L’altro o l’altra da me.
(Emanuela Giudice)
Il filo metallico
Tra le sue molte forme troviamo il filo spinato, usato nei recinti per rinchiudere o per tenere fuori in modo definitivo ed efficace. Un metodo brutale, seppur efficace, per utilizzare il ferro.
La rete metallica, unione di diversi fili di ferro, può essere usata ad esempio per proteggere gli animali. Un metodo assai meno brutale ma pur sempre costrittivo.
Ma in scultura il filo metallico ha una funzione di supporto e sostegno, chiamato armatura, che rende il materiale solido e resistente.
Nell'oreficeria il filo metallico è usato per la creazione di splendidi gioielli.
Diversi artisti hanno lavorato il metallo in filo, talvolta persino filo spinato, per diffondere le loro idee.
Il contesto e la ricerca estetica sono fattori imprescindibili che servono a spostare la percezione di un oggetto da terrificante angoscia a piacevole meraviglia. E con i fili metallici si possono creare incredibili meraviglie, opere d'arte in tutto e per tutto, per trasmettere a chi le osserva un pensiero proprio e ragionato.
(Ferdinando Faure)