Conversations with Primo Levi
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Il titolo Ad ora incerta allude alla discontinuità con cui Lei scrive poesie. Ma quali sono le occasioni di queste spinte discontinue?
Devo premettere che il titolo è tratto da un verso della mia poesia Il superstite e che esso dipende a sua volta da un luogo tratto dalla Ballata del vecchio marinaio di Coleridge. Anch’io, come dice Coleridge del vecchio marinaio, al ritorno da Auschwitz mi sono sentito dotato di uno strano potere di parola. Questa è l’origine del titolo. Poi mi sono accorto che si attagliava molto bene a descrivere la saltuarietà con cui faccio poesia.
E le occasioni dell’«ora incerta»?
Sono le più imprevedibili. Una ragnatela, una chiocciola, il ponte del diavolo a Lanzo, oppure la memoria, il ritorno della memoria.
Della poesia 11 febbraio 1946 tratta dal volume Ad ora incerta, mi hanno colpito tre versi: «Meditai la bestemmia insensata | che il mondo era uno sbaglio di Dio | io uno sbaglio del mondo». In che cosa consiste l’insensatezza di questa bestemmia?
Questa è una poesia d’amore, l’ho scritta in un momento in cui ero innamorato. In quest’atmosfera mi sembrava blasfemo quello che avevo pensato fino a poco prima, cioè che il mondo fosse uno sbaglio di Dio e io uno sbaglio del mondo. Devo dire che non potrei piuù sostenere questi tre versi, oggi, perché vanno intesi in senso metaforico. Che il mondo sia uno sbaglio di Dio, oggi lo ritengo ancora una cosa non piuù blasfema ma insensata perché se c’è un Dio non sbaglia. E neppure credo di essere io uno sbaglio nel mondo. O nessuno o tutti, non io in specie.