Conversations with Primo Levi
Some of the most interesting questions asked of Primo Levi and by him as well as his answers in over twenty five years of interviews and conversations.
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Che cosa vuol dire, moralmente e spiritualmente, «abituarsi» [alla violenza]?
Uno perde la sua umanità, semplicemente. L’assuefazione alla vita del Lager è per un verso l’unica via per sopravvivere, per l’altro significa perdere una parte della propria umanità. Il tema di Se questo è un uomo è anche questo. Riguarda le guardie e i prigionieri. Non erano piú umani né gli uni né gli altri. La disumanità del sistema nazista arrivava fino ai prigionieri, salvo quelle poche eccezioni.
Ci può mai essere una «violenza utile»?
Ad Auschwitz, ho avuto la sensazione di due diversi livelli di crudeltà. […] in molte azioni dei nazisti c’era proprio il desiderio di infliggere sofferenza fine a se stessa. E niente altro. Ho citato anche il caso, il caso clamoroso, delle novantenni [dell’ospizio ebraico di Venezia] che sono state caricate sui treni e portate nei Lager. Non era piú logico ucciderle subito? Non so se sia giusta la mia interpretazione, che è quella, appunto, di infliggere la massima sofferenza possibile; o magari era pura stupidità. […] Penso che ci fosse proprio un piacere maligno a deportarle. Siccome erano stati nutriti da una intensa propaganda secondo cui gli ebrei erano veramente Ungezieferen – animali nocivi, parassiti – […]. Eravamo davvero odiati da molti ed era considerato giusto farci soffrire.