Dizionario leviano illustrato della pandemia

Questo lavoro è stato realizzato in modalità a distanza, durante la quarantena imposta dall’emergenza sanitaria del Covid-19, dagli studenti della quarta A scientifico del Liceo «Leonardo da Vinci» di Terracina, per le cure di Roberta De Luca, nell’anno scolastico 2019/2020.

Primo Levi nella nostra didattica a distanza

Dal 5 marzo le scuole sono chiuse a causa della pandemia da coronavirus, e noi siamo tappati in casa per cercare di contenere il contagio. I primi giorni sono stati di attesa, nei successivi è subentrato il disorientamento, infine lo sgomento. Poi però abbiamo capito che ci saremmo dovuti riorganizzare, studenti e docenti, attraverso un modo del tutto nuovo e inesplorato che richiedeva supporti telematici per fare scuola, per continuare la didattica, mentre nel mondo intorno si propagava il virus, devastando vite e attività. Allora abbiamo riposto mentalmente le pratiche inevase lasciate nei nostri cassetti a scuola, e ci siamo rimessi al lavoro, riprendendo alcuni fili rimasti sospesi, che forse potevano tessere un’altra trama.

Quei fili riguardavano Primo Levi, in un progetto già ideato e appena cominciato, che nella nuova realtà non è stato più possibile portare avanti. In un momento così difficile delle nostre vite, quelle parole lette e rilette nell’aula scolastica sono ritornate con la stessa forza con cui le avevamo viste, ascoltate, interrogate: lo studio dell’animo umano condotto da un uomo che ha vissuto un’esperienza indicibile, uno scrittore-chimico, di cui abbiamo letto tanti testi nei nostri anni di scuola, avrebbe potuto suggerirci una lettura inedita della realtà che ancora stiamo vivendo, attraverso la chiave nascosta proprio nelle sue parole. Ci siamo mandati i testi sulla posta elettronica e abbiamo cominciato insieme una ricerca della parole leviane che potessero farci riflettere e aiutarci a trovare un senso nuovo, o spiegarne meglio uno vecchio, o semplicemente fornirci un punto di vista che non avevamo considerato.

Il vocabolo contagio usato dall’autore nelle sue molteplici valenze è diventato la password per entrare nell’epidemia in atto e coglierne i diversi aspetti, che andassero oltre la dimensione scientifica e sanitaria. Gli studenti si sono assegnati spontaneamente un luogo dell’opera leviana in cui compariva la parola, e ognuno l’ha analizzata, contestualizzata, collegata al presente, che è stato espresso per mezzo delle innumerevoli immagini che circolano sul web. La professoressa ha corretto e assemblato tutti i testi e le foto che provenivano dai ragazzi, e nell’assenza dei corpi, dei volti, degli sguardi di cui tanto sente la mancanza, le è sembrato di rivederli tutti, di sentire le loro voci e di percepire vivo il loro entusiasmo.

Si è creato così, quasi dal nulla, nel vuoto pneumatico della rete, il Dizionario leviano illustrato, un lavoro didattico che ci ha aiutati a restare collegati, anche se distanti, e lo ha fatto attraverso una parola terribile e spaventosa non solo in questa fase, che assume nei testi di Levi una misura comprensibile e che, attivando una visione lucida e pacata, ci rende meno insicuri e angosciati.

Levi si è confermato una fonte di apprendimento linguistico, scientifico, psicologico, umano, davvero provvidenziale in questa congiuntura durissima. Come spesso accade, la letteratura ci consente di capire meglio la vita e di riconoscere i valori e le risorse dell’umanità.

Questa è un’esperienza che si apre con l’immagine di un’aula vuota e si chiude con un Primo Levi sorridente, nella foto ricordo di un giorno di primavera, circondato da studenti felici dopo un incontro memorabile.

Roberta De Luca e gli studenti della IV A scientifico del Liceo Leonardo da Vinci di Terracina

 

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