Conversazioni con Primo Levi
Alcune delle più interessanti domande/risposte formulate a/da Primo Levi in oltre venticinque anni di interviste e conversazioni, interrogabili per argomento e con tutti i riferimenti per approfondire
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Quale riconoscimento alla Sua opera ricorda con più viva emozione?
Probabilmente il Campiello ’63, ma, precedentemente, la prima recensione avuta per Se questo è un uomo, su «La Stampa», ad opera di Arrigo Cajumi, che mi promosse scrittore. È stata un’emozione superiore a quella dei premi letterari che sono seguiti e che naturalmente ho accettato volentieri, ma che spesso risultano cerimonie ibride, letterarie e mondane al medesimo tempo, in cui ci si stanca, in cui si viene presentati a centinaia di persone che poi dimentichiamo. La recensione del critico intelligente vale molto, è un grande dono.
Un Suo pregio e un Suo difetto.
Il mio pregio sta nell’attenermi alla realtà: un debito che il Primo Levi scrittore ha verso il Primo Levi chimico. Il mio difetto è la mancanza di coraggio, la paura per me e per gli altri.
Forse Primo Levi non ama parlare di sé?
No, mi piace moltissimo parlare di me (ride), però è vero che sono riservato. Naturalmente le due cose sono contraddittorie, ma quando si presenta l’occasione di parlare di me lo faccio con piacere, con narcisismo, addirittura.
Che valore ha, per Lei, un premio?
Per me un premio è un riconoscimento da parte del pubblico. Io tengo molto al pubblico, non appartengo a quella categoria di scrittori – pregevolissima – che scrivono per sé. Io scrivo per chi mi legge e quindi un premio mi porta davanti a un pubblico vasto. Questo mi fa piacere, anche perché mi permette un contatto, magari indiretto, con i miei lettori. È gradevole quando mi scrivono i miei lettori, e mi scrivono in molti.
E' ironico che il momento più doloroso della Sua vita sia stato anche il più incisivo.
Non c’è contraddizione, non crede? È stata una cosa dolorosa, certamente, però è stato anche – sembra cinico dirlo – il periodo piú interessante della mia vita. È stata un’avventura anche. Non sono il solo a parlare cosí.