Dall'Italia al Brasile: Primo Levi attraversa l'Atlantico
di Aislan Camargo Maciera e Lucia Wataghin
Le opere di Primo Levi, oggi tradotte in più di quaranta lingue, hanno raggiunto il pubblico brasiliano nel 1988, con la pubblicazione di Se questo è un uomo. La costante penetrazione delle sue opere mediante le traduzioni, sempre più numerose, ha inserito l'autore nell'ambiente culturale e intellettuale brasiliano. In questo testo esporremo i percorsi di Levi dall´Italia al Brasile, le vicende editoriali, la ricezione e la fortuna critica.
Primo Levi raggiunge un numero sempre maggiore di lettori nel mondo grazie alle traduzioni, il cui numero è cresciuto significativamente a partire dagli anni ´80. Esaminare le numerose traduzioni delle opere di Levi rende possibile, in molti casi, la ricostruzione dell'itinerario da esse percorso nella trasposizione a altre realtà culturali e storiche a partire dalla realtà italiana. Come afferma il teorico belga André Lefevere1A. Lefevere. Tradução, reescrita e manipulação da fama literária. Trad. Claudia Matos Seligmann. Bauru: Edusc, 2007, p. 24-25. , «la traduzione è il modo più riconoscibile di “riscrittura” e potenzialmente il più influente, in quanto può proiettare l´immagine di un autore e/o di una (serie di) opera/e in un´altra cultura», ponendole al di là dei limiti della cultura d'origine.
Per cercare di determinare il ruolo di Primo Levi nel mercato editoriale e nell´ambiente culturale brasiliano sarà perciò necessaria un'analisi che vada al di là dei limiti della letteratura. Le traduzioni costituiscono il primo punto di contatto tra Levi e il lettore brasiliano; dovremo quindi analizzare i movimenti da cui hanno origine, ovvero il contesto storico, sociale, culturale e editoriale del “sistema” di partenza così come di quello d´arrivo, fondamentali per indicare l´intensità e la frequenza dei movimenti, degli scambi e delle interpenetrazioni.
A partire da queste premesse presenteremo gli itinerari editoriali, le traduzioni, la ricezione e la fortuna critica degli scritti di Primo Levi nel sistema letterario e negli ambienti culturali e intellettuali brasiliani, cercando di mettere a fuoco alcune questioni puntuali: quale sia lo spartiacque nel processo di espansione delle traduzioni di Levi nel mondo; quali furono le prime menzioni a Levi in lingua portoghese; quali i percorsi editoriali che lo hanno portato al lettore brasiliano, alla fine degli anni ´80; e, finalmente, le traduzioni e la fortuna critica che ne sono risultate.
L'analisi delle traduzioni di Primo Levi in portoghese deve considerare due itinerari distinti: Italia / Portogallo e Italia / Brasile. In primo luogo, infatti, la nostra ricerca ha reso evidente che le traduzioni portoghesi e brasiliane hanno seguito percorsi diversi per arrivare al pubblico; in secondo luogo, ricordiamo che siamo di fronte a due varianti molto diverse della stessa lingua, ossia, secondo molti linguisti, a lingue diverse2M. Bagno. Português ou brasileiro? Um convite à pesquisa. São Paulo: Parábola, 2011.
. Mentre Primo Levi si consolidava come scrittore in Italia, negli anni ´70, il Brasile, così come altri paesi dell´America Latina – Argentina, Cile e Uruguay – viveva in piena dittatura militare. Inoltre è importante rilevare che in Brasile c´erano ancora segni dell´antisemitismo diffuso decenni prima dallo Estado Novo di Getúlio Vargas (1937-1945), un regime autoritario, nazionalista e anticomunista che, fra l´altro, impedì l´entrata di immigranti di “origine semita” nel paese3Ver M.L. Tucci Carneiro. República, identidade nacional e anti-semitismo. Disponibile in: http://www.revistas.usp.br/revhistoria/article/view/18726/20789
. Nel contesto delle dittature militari latino-americane – fra il ´60 e l´80 – lo stesso Primo Levi, in intervista a Corrado Stajano pubblicata su Il Giorno (4 maggio 1975) tracciò un parallelo fra i regimi dittatoriali sud-americani e il totalitarismo nazifascista: «Non esistono camere a gas e forni crematori, ma funzionano campi di concentramento in Cile, in Brasile (...). Ciascuno a suo modo, ma in sostanza il Lager è stato riconosciuto come uno strumento adatto a stroncare le resistenze politiche»4P. Levi. Opere complete, vol. III, Torino: Einaudi, 2018, p. 53.
. La prossimità ideologica con il nazifascismo, in circostanze e momenti diversi, contribuì a creare un contesto di difficile circolazione delle idee antifasciste e liberali. La disseminazione di tendenze antisemite, che continuò anche dopo la fine della Seconda Guerra, probabilmente determinò il ritardo con cui giunsero in America Latina gli scritti sulla Shoah e sul genocidio perpetrato dai nazisti durante il conflitto. Tale difficoltà si intensificò nel contesto delle dittature militari. D´altra parte, l´apertura politica degli anni ´80, insieme all´interesse crescente per le testimonianze dei sopravvissuti della Shoah, contribuirono alla crescente diffusione della letteratura di testimonianza legata agli eventi della Seconda Guerra o ai regimi dittatoriali sudamericani. Izidoro Blikstein, in uno dei primi articoli sulla ricezione di Primo Levi in Brasile, pubblicato nel 2006, analizza le cause della tarda ricezione dell´autore presso di noi: secondo Blikstein il periodo della dittatura militare, segnato dalla censura e dalla non pubblicazione di opere considerate sovversive, insieme al silenzio o a una certa ignoranza sui campi di concentramento, furono le principali cause di tale ritardo. In primo luogo, le immagini degli orrori nazisti nei campi di concentramento e di sterminio cominciarono a circolare in Brasile solo a partire dagli anni sessanta, in un periodo in cui il paese precipitava in un contesto politico di eccezione e di censura; in secondo luogo, le testimonianze di sopravvissuti della Shoah residenti in Brasile cominciarono ad essere rese pubbliche solo a partire dagli anni ´90. In Brasile l´apertura politica inizia solo nel 1985, con l´elezione indiretta di un presidente civile, José Sarney, dopo ventun anni di governi militari. Ma il nome di Primo Levi comincia ad apparire nella stampa brasiliana a partire dagli anni ´70: articoli, notizie e note giornalistiche, prima della sua morte e delle prime pubblicazioni delle sue opere, offrono l´immagine di un intellettuale partecipe dei temi contemporanei, punto di riferimento fondamentale nella testimonianza della Shoah e grande nome della letteratura italiana del XX secolo. Nelle pagine di cultura o di notizie internazionali, le interviste di Levi in Italia sono sempre più frequenti e per questo motivo la sua voce è ascoltata su vari temi: l´assassinio del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro, le azioni delle Brigate Rosse, i regimi dittatoriali militari dell´America Latina, l´invasione del Libano da parte dello stato d´Israele, le novità nel cinema e nella TV... Erano molti gli argomenti che interessavano a Levi e quindi al pubblico. Levi assumeva definitivamente il ruolo di intellettuale impegnato, intervenendo intensamente sulla stampa italiana, con una certa ripercussione nei quotidiani brasiliani. Il nome di Levi appare per la prima volta sulla stampa brasiliana in un articolo che non tratta esattamente di letteratura, ma riporta una dichiarazione dell´autore in merito alla morte di Aldo Moro, assassinato dalle Brigate Rosse, il cui corpo fu trovato a Roma nel maggio 1978. L`articolo del giornale O Estado de São Paulo, pubblicato il 10 di quel mese con il titolo “La fine di un´agonia di 55 giorni” riporta le parole di Levi, e lo definisce uno scrittore «che ha conosciuto i campi di concentramento nazisti»: «Sento un tremendo dolore per questa fine atroce, e un sentimento di rabbia di fronte all'incapacità delle nostre autorità». Da quel momento il nome di Levi appare più o meno frequentemente in articoli su argomenti diversi, e le sue dichiarazioni, date alla stampa italiana e riprodotte qui dai giornali brasiliani, hanno a che fare con diversi argomenti, e non solo con la letteratura. Sono esempi significativi alcuni articoli sull´invasione del Libano da parte dello Stato d´Israele, nel 1982, e sulla crescita dell´antisemitismo in Europa. In questo momento Levi si dimostra estremamente critico rispetto alle azioni del primo ministro israeliano Menachem Begin, mediante articoli e interviste pubblicate sulla stampa italiana. In uno di essi, pubblicato su La Repubblica e utilizzato come reportage dal giornale O Estado de São Paulo il 25 settembre 1982, Levi propone le dimissioni di Begin5Nel 1982 sono numerose le dichiarazioni di Levi sul conflitto in Medio Oriente, soprattutto sui conflitti che riguardavano lo Stato di Israele. L´intervista a Giampaolo Pansa si intitola “Io, Primo Levi, chiedo la dimissioni di Begin”. In: LEVI, 2018: 303-309.
. Ancora riguardo al periodo anteriore alla pubblicazione della prima traduzione di Primo Levi in Brasile, altri articoli pubblicati sui nostri giornali parlavano già della figura dello “scrittore Primo Levi”. Citato come uno dei grandi autori della letteratura italiana del dopoguerra, posizione che occupa definitivamente nel suo paese a partire dalla seconda metà degli anni ´70, Levi è così descritto in un articolo del 16 giugno 1979, pubblicato nella sezione “Libri” del Jornal do Brasil che riportava notizie dei premi letterari in Italia (“Comincia in Italia la stagione dei premi letterari”), accompagnato da una foto dell´autore e dal sottotitolo che lo definiva come uno dei favoriti al premio Strega. Dopo alcune piccole citazioni su articoli pubblicati il 6 marzo 1985 in pagine di quaderni di cultura dedicate alla letteratura italiana, il nome di Levi torna a apparire nell´ambito del tema letteratura, questa volta sulla pagina culturale del Jornal do Brasil, come uno dei temi in rilievo nella selezione promossa dal supplemento letterario “Tutto libri” de La Stampa. La stessa nomina fu tema dell´articolo nel giornale O Estado de São Paulo, il 15 settembre dello stesso anno. L´autore dell'articolo, Silvio Castro, scrisse: «è significativa la posizione di Primo Levi, il primo fra gli scrittori vivi più votati con il suo Se questo è un uomo». Le poche apparizioni del nome dell´autore nella stampa danno un´idea delle dimensioni della sua fama, fino a quel momento, nell´ambiente culturale e intellettuale brasiliano. Levi era visto soprattutto come un chimico, sopravvissuto alla Shoah, e autore di una testimonianza. Echi delle sue opinioni politiche giungono in Brasile grazie alla sua attività di intellettuale nell´ambito della stampa italiana. Nel periodo che precede immediatamente il lancio del primo libro di Levi nel sistema letterario brasiliano, viene tradotto e pubblicato in Brasile un testo importante. La celebre conversazione / intervista con Philip Roth, pubblicata su O Estado de São Paulo il 3 gennaio 1987 con il titolo “Primo Levi, un uomo dalle molteplici abilità”, diventerà in seguito uno dei testi canonici dell´autore. La conversazione è frutto di due incontri: il primo nell´aprile 1986 a Londra – il secondo viaggio di Levi in un paese di lingua inglese quando è già famoso (un anno prima era stato negli Stati Uniti) –, e il secondo a Torino nel settembre dello stesso anno, in un fine settimana in cui Roth lo intervistò per la NY Times Book Review. Il testo, che contiene oltre all´intervista un´importante introduzione di Roth, nasce dall´incontro dei due intellettuali durante la visita alla SIVA e nello studio a casa di Levi. La conversazione non fu registrata e in quell´occasione Roth non prese appunti. Fu scritta posteriormente, a distanza, a partire da domande che Roth inviò al collega italiano per scritto. La versione che uscì sul giornale brasiliano è la prima, pubblicata inizialmente in inglese dalla NY Times Book Review il 12 ottobre 1986 e probabilmente frutto di una lunga collaborazione fra il giornale brasiliano e la rivista statunitense. Appare evidente che il testo fu tradotto dall´inglese al portoghese. Esistono altre due versioni dell´intervista: una in italiano pubblicata da La Stampa in due parti, il 26 e 27 ottobre 19866Questa è la versione che fu tradotta in portoghese e costituisce l´appendice della traduzione brasiliana de Il sistema periodico. In: LEVI, 1994.
, dove compare una domanda nuova; e un´altra pubblicata originariamente da Roth in un libro del 2001, dal titolo Shop Talk, con alcuni adattamenti e correzioni. Nelle tre versioni dello stesso testo ci sono cambiamenti importanti, ma non decisivi, che fanno parte dell´analisi e delle abituali riconsiderazioni e riletture di Roth8Cfr. “Note a Conversazioni, interviste, dichiarazioni.” In: P. Levi, Opere complete, v. III, 2018, p. 1148-1149.
. La notizia della morte di Levi circolò nei mezzi di comunicazione brasiliani il 12 aprile 1987, il giorno dopo la sua morte. La sezione “Necrologi” del Jornal do Brasil del 12 aprile 1987 ricordava che Levi era “un possibile candidato al premio Nobel e aveva conquistato importanti premi italiani nell´area della letteratura; la Folha de São Paulo parlava della sua morte “apparentemente accidentale”, considerata suicidio dalla polizia italiana e O Estado de São Paulo riportava la notizia della morte in un articolo del 14 aprile 1987, in una pagina del “Caderno 2”, il quaderno di cultura del quotidiano. Solo dopo la morte dello scrittore le sue opere furono tradotte in Brasile. Grazie alle corrispondenze e ai registri editoriali del Fondo Einaudi che si trovano nell´Archivio di Stato di Torino abbiamo potuto ricostruire il percorso di Se questo è un uomo e I sommersi e i salvati – i primi due libri di Levi tradotti qui in Brasile. È molto interessante il percorso peculiare della prima traduzione, che nasce da un contatto diretto tra autore e traduttore. Questo tipo di rapporto, molto caro a Levi – un caso emblematico è quello del contatto permanente stabilito con Heinz Riedt, traduttore di Se questo è un uomo in tedesco (Ist das ein Mensch?, pubblicato nel 1961) – fa parte della genesi di É isto um homem?, il primo libro di Levi pubblicato in Brasile, nel novembre 1988. La traduzione è di Luigi Del Re, e la pubblicazione è della casa editrice Rocco, che conserva tuttora i diritti dell´opera, che è stata ristampata varie volte. Tutto nasce dall´interesse di Del Re, che desiderava tradurre Se questo è un uomo in portoghese. Italiano radicado nello stato del Rio Grande do Sul, anche lui scrittore, Del Re scrisse a Levi manifestandogli la sua intenzione. Levi rispose suggerendo che il traduttore cercasse un editore interessato, prima di cominciare a tradurre. Le due lettere non si trovano nell´Archivio di Stato di Torino, ma Del Re ne parla in una lettera inviata a Levi da Porto Alegre il 15 settembre 1985, ossia tre anni prima del lancio della traduzione. La lettera, scritta in italiano, fa luce sull´itinerario percorso da Se questo è un uomo per attraversare l´Atlantico e trasformarsi in É isto um homem?: Nella lettera osserviamo alcuni punti interessanti: il primo è che Levi non era conosciuto in Brasile, pur avendo già venduto circa cinquecentomila copie in Italia; il secondo è il desiderio di Del Re di tradurre in portoghese un´opera che l´aveva segnato personalmente, tanto che afferma di avere citato Se questo è un uomo in un libro che stava scrivendo9Luigi Del Re, italiano radicato in Brasile, romanziere, cronista e traduttore, scrisse tre libri: il romanzo Attesa a Guatambù (Mondadori, 1983), un libro di cronache di viaggi dal titolo Pelos caminhos da Patagônia (Mercado Aberto, 1994); e un libro di memorie sul figlio, Bruno e os elefantes-marinhos (Record, 2006). Nella sua lettera Del Re cita il libro edito dalla Mondadori nel 1983 e un “secondo libro”, ma non sappiamo con certezza quale: il libro del 1994 o un altro, forse inedito.
; il terzo è il fatto che Del Re conosceva altri scritti di Levi praticamente sconosciuti fino a quel momento, come La chiave a stella e la poesia “Dateci”; il quarto, forse il più importante, è che Del Re afferma di possedere un´edizione della Einaudi contenente Se questo è un uomo e La tregua. Questa edizione, uscita nella collana “Supercoralli” nel 1972, non conteneva l'“Appendice” a cui autore e traduttore si riferiscono nella lettera come “prefazione” e che integrerà definitivamente l´opera a partire dal 1976. È probabile che Del Re abbia tradotto il libro a partire dall'edizione in suo possesso, quella del 1972, e perciò l'“Appendice”, un testo fondamentale di Levi, non è inclusa in nessuna delle edizioni brasiliane di Se questo è un uomo e non è stata ancora tradotta in portoghese brasiliano. Dalla lettera veniamo a sapere che Del Re aveva già chiesto in una missiva precedente l´autorizzazione di Levi per la traduzione di Se questo è un uomo. Pare che Levi gli avesse detto di cercare un editore interessato prima di mettersi effettivamente a tradurre. Tutto ciò è confermato in una lettera del 25 aprile 1988 inviata dal traduttore alla famiglia dell´autore, un anno dopo la sua morte. In quest´ultima Del Re afferma che nel 1985 aveva scritto al dr. Levi, perché non riusciva a trovare in Brasile ‘Se questo è un uomo’ (libro che desiderava presentare a molti amici) e gli aveva chiesto se fosse possibile la traduzione in portoghese. Afferma infine che Levi gli aveva risposto con “una lettera molto cordiale, in cui diceva che il libro non era ancora stato tradotto”, ma che gli sconsigliava di tradurlo senza avere ancora trovato un editore. In seguito Del Re scrive che una casa editrice di Rio de Janeiro – purtroppo non possiamo affermare con certezza quale – gli aveva assicurato che avrebbe pubblicato la traduzione, il che però non accadde: “tutto finì, invece, in una bolla di sapone”, afferma il traduttore. Dice inoltre che solamente quell´anno, il 1988, la casa editrice Rocco aveva deciso di pubblicare il libro e di affidargli la traduzione. Fa notare anche che scrivendo al dr. Levi aveva pensato “non solo al significato del libro in Brasile, ma anche alla possibilità di metter(si) in contatto diretto con l´autore”. Nella stessa lettera Del Re allude alla possibilità di tradurre il titolo come É isto um homem?, dimostrando di essere a conoscenza di traduzioni del libro in altre lingue, con una riflessione sul punto interrogativo del titolo originale e sull´assenza del “se” condizionale nell´edizione portoghese: Il mio profondo rammarico è quello del tempo perduto. Quando scrissi al Dott. Levi, pensavo non solo al significato del suo libro in Brasile, ma alla possibilità che l’eventuale traduzione mi avrebbe dato, di un contatto diretto con lui. Avrei voluto sapere che pensava del titolo, che qui forse potrebbe essere: “É isto um homem?” – ossia, è questo (questo come neutro; quasi “questa cosa”) un uomo? Ho visto che nell’edizione tedesca è stata scelta questa strada (“Ist das ein Mensch?”). Come sappiamo, questo fu il titolo scelto per il libro pubblicato dalla Rocco. La prima traduzione di Levi in Brasile, pertanto, dipende poco o pochissimo dalle traduzioni in Portogallo; ha rapporti, non grandi, con l´influenza dell´ambiente culturale statunitense sulla cultura brasiliana: benché il dialogo tra Levi e Philip Roth sia stato effettivamente il primo scritto di Levi pubblicato qui, e giunto in Brasile mediante una traduzione dall´inglese, come abbiamo già detto, è innegabile che la volontà di Luigi Del Re, in questo caso, fu il fattore preponderante e decisivo. Il contatto che Del Re stabilì con Levi è estremamente significativo perché si possa determinare l´itinerario compiuto dal libro per arrivare al sistema letterario brasiliano. É isto um homem? è stato ristampato, sempre nella stessa traduzione. Oltre all´edizione del 1988, ci furono altre due ristampe (nel 2000 e nel 2013) in cui il contenuto non fu alterato, se si eccettuano cambiamenti nelle copertine e nelle configurazioni delle pagine: benché le informazioni sui copyrights presenti nella scheda catalografica citino sia l´edizione del 1958 sia quella del 1976, entrambe dell´Einaudi, non compare nell´edizione brasiliana l´Appendice con le domande e risposte che Levi incluse nel libro nel 1976. In merito al lancio: É isto um homem? ottenne alcune recensioni su giornali brasiliani, testi che consideriamo la prima vera e propria ricezione di Levi in Brasile. La maggior parte delle recensioni osserva il ritardo con cui Levi arriva al lettore brasiliano, più di quarant´anni dopo la prima pubblicazione in Italia: “Uno scrittore straordinario, che solo ora leggiamo in Brasile, benché abbia pubblicato la sua opera principale nel 1947, è l´italiano Primo Levi, scomparso nel 1987. Solo in anni recenti Primo Levi ha risvegliato l´interesse del pubblico americano e, conseguentemente, degli editori brasiliani, con il miglior libro sulla vita in un campo di concentramento nazista” (Paulo César Souza, Folha de S. Paulo del 20 agosto 1988); “La casa editrice Rocco annuncia la pubblicazione di ‘Se este é um homem’ (l’autore dell’articolo cita in modo inesatto il titolo del libro) dell´italiano Primo Levi, la testimonianza definitiva della tragedia dei campi di concentramento nazisti” (Araújo Neto, Jornal do Brasil, 6 febbraio 1988); “In quasi duecento pagine, l´autore non dice una sola parola di odio contro i nazisti, non esiste il desiderio di vendetta neanche quando narra i suoi più terribili incubi. (...) Si tratta di un´incredibile preservazione di lucidità, di riflessioni fatte in un tempo in cui erano inutili o inammissibili, benché evidentemente non fossero proibite.” (Zevi Ghivelder, Revista Manchete, dicembre 1988). Questi esempi costituiscono insieme ad altre brevi recensioni e analisi ciò che si può considerare la prima fortuna critica di Levi, destinata a aumentare negli anni successivi. È chiaro che, a causa della tarda ricezione, la visione dell´opera di Levi era sussidiata dalla ricezione in altri ambienti culturali e pertanto è chiaro che coloro che per primi parlarono di Levi al pubblico brasiliano avevano già avuto contatti con una fortuna critica che stava nascendo in Brasile. Come già detto, dopo la morte di Primo Levi tutta la corrispondenza fra autore e editore che si trova nell´archivio era diretta alla moglie, Lucia Levi, che rispondeva. In una di queste lettere, del 22 maggio 1988, Lucia cita trattative in corso per traduzioni e pubblicazioni delle opere del marito e alla fine fa riferimento all´ultima lettera di Del Re: “Le mando anche una copia di una lettera che ho ricevuto oggi dal Brasile (...). Ringrazierò questo signore, ma non mi risulta che ci siano contratti con il Brasile”. Ma di fatto il contratto con il Brasile esisteva già ed era precisamente quello a cui si riferisce il traduttore. Il ruolo di Lucia Levi dopo la morte del marito è molto interessante, anche per ulteriori dettagli sulle prime due traduzioni brasiliane. Lucia Levi partecipa attivamente alle discussioni sulle traduzioni, pubblicazioni e adattamenti, mantendosi fedele alle premesse del marito per quanto riguarda la cura necessaria nelle traduzioni. In varie occasioni richiede garanzie di serietà alle case editrici straniere. In una lettera del 13 novembre 1988, Lucia affida a Einaudi i parametri per la negoziazione con la casa editrice brasiliana Paz e Terra. Non abbiamo avuto accesso alla lettera dell´editore, dell´8 novembre, a cui si riferisce Lucia, ma probabilmente si tratta della negoziazione per i diritti de I sommersi e i salvati in Brasile. Ancora una volta Lucia dimostra preoccupazione rispetto alla trasposizione del testo dall´italiano al portoghese, criticando un´edizione portoghese (del Portogallo) di Se non ora, quando?: Per quanto riguarda l’offerta dell’editore brasiliano PAZ E TERRA, penso che Lei possa decidere senz’altro. Desidererei però che Lei chiedesse, come al solito, di poter rivedere la traduzione: un cugino di Primo, che ha vissuto a lungo in Brasile, gentilmente si presterebbe. Questo perché nell’edizione portoghese di SE NON ORA, QUANDO? gli errori di traduzione sono numerosissimi (…)10Alcuni zii e cugini di Primo Levi si rifugiarono in Brasile nel 1938, dopo la promulgazione delle leggi razziali in Italia. Il 20 febbraio 2019 il quotidiano La Stampa pubblicò una lettera inedita di Levi, inviata a questi familiari poco dopo il ritorno dal Lager, nel novembre 1945. Si tratta di uno dei primi scritti di Levi sul campo di concentramento, e presenta caratteristiche stilistiche simili a quelle del suo primo libro.
In un´altra lettera, del 23 maggio 1989, la Einaudi invia alla moglie di Levi l´offerta della casa editrice Rocco per la pubblicazione de I sommersi e i salvati, aggiungendo che la casa editrice era affidabile e che era interessata a pubblicare altre opere di Primo Levi in Brasile. Poiché aveva già pubblicato É isto um homem? e il libro aveva ottenuto un certo successo di pubblico, possiamo dire che la Rocco aveva effettivamente intenzione di continuare a pubblicare le opere dell´autore. Ma come sappiamo l´ultimo libro di Levi fu pubblicato in Brasile dalla Paz e Terra l´anno successivo, il che ci fa credere che ci fu una trattativa nel 1989 con due editori brasiliani e che la Paz e Terra ottenne la preferenza o da parte dell´editore o da parte della famiglia di Levi. Nel frattempo il quotidiano O Estado de São Paulo pubblicò, il 6 maggio 1989, un articolo originariamente intitolato “Dello scrivere oscuro”, molto conosciuto, che si può leggere nel volume L’altrui mestiere. Il giornale indica come origine del testo la pubblicazione nel N.Y. Times Book Review. Intitolato in Brasile “Acima de tudo: ser claro” [“Soprattutto: essere chiaro”], l'articolo riporta una nota esplicativa: «Considerato dalla critica uno dei migliori scrittori italiani contemporanei, Primo Levi, scomparso nel 1987, si fece conoscere con il libro Se questo è un uomo, narrazione degli orrori vissuti a Auschwitz. In questo saggio, che fa parte del libro uscito recentemente negli Stati Uniti con il titolo Other People’s Trade, lo scrittore analizza l´atto della scrittura e raccomanda la chiarezza come condizione necessaria della comunicazione». L´articolo fu con tutta probabilità tradotto dall´inglese al portoghesetradotto dall´inglese al portoghese" >11Il testo italiano fu pubblicato per la prima volta nel quotidiano La Stampa l´11 dicembre 1976. La versione in portoghese, tradotta direttamente dall´italiano, si trova ora solo nel volume O ofício alheio, pubblicato dalla Unesp nel 2016, nella traduzione di Silvia Massimini Felix.
. Secondo le nostre fonti, alcuni scritti di e su Primo Levi pubblicati in Brasile prima delle prime traduzioni delle opere, o contemporaneamente, sono traduzioni di articoli pubblicati precedentemente negli Stati Uniti. Osserviamo che la NY Times Book Review era un forte punto di riferimento soprattutto per gli articoli usciti nel quotidiano O Estado de São Paulo. Questo ci fa credere che molti testi di Primo Levi, o testi che lo riguardano, furono editi negli Stati Uniti e solo in seguito tradotti dall´inglese al portoghese. Il secondo libro di Levi tradotto in Brasile, Os afogados e os sobreviventes: os delitos, os castigos, as penas, as impunidades, fu lanciato dalla casa editrice Paz e Terra fra l´agosto e il settembre 1990 e ristampato due volte, nel 2004 e nel 2016. Il titolo scelto dal traduttore Luiz Sérgio Henriques riproduce titolo e sottotitolo dell´edizione originale pubblicata da Einaudi nella collana “Gli struzzi” nel 1986. L´arrivo dell´opera sul mercato editoriale brasiliano presenta differenze rispetto al lancio di É isto um homem?: in primo luogo, Levi non era più un autore sconosciuto, poiché il suo primo libro aveva già ottenuto un numero considerevole di lettori, suscitando interesse in diversi ambienti della nostra cultura; inoltre si trattava di un libro molto più recente, il cui successo aumentò in seguito alla morte dell´autore, e che contava su una ricezione più attuale e consistente. La pubblicazione del secondo libro di Levi in Brasile lo inserisce definitivamente nel nostro panorama letterario. Il numero dei riferimenti all´autore è crescente, sia nel giornalismo culturale, sia negli ambienti accademici. Negli anni ´90 il nome di Primo Levi è ormai consolidato nel canone della cultura d´arrivo, che accoglierà altre tre edizioni delle opere, tradotte negli anni ´90. A tabela periódica, uscito nel 1994 nella traduzione di Luiz Sérgio Henriques per la casa editrice Relume-Dumará, presenta nell´appendice la celebre conversazione fra l´autore e Philip Roth, che era già stata pubblicata in Brasile in una versione diversa, nel 1987. Nel 1997, la Companhia das Letras lancia A trégua, nella traduzione del prof. Marco Lucchesi, oggi membro della Academia Brasileira de Letras. Due fatti importanti in merito a questa traduzione: in primo luogo, la Companhia das Letras risulta così la casa editrice che ha pubblicato il maggior numero di libri di Primo Levi in Brasile (ha oggi in catalogo cinque libri dell´autore); in secondo luogo, molto probabilmente l´edizione brasiliana de A trégua fu stimolata dall´adattamento cinematografico di Francesco Rosi, uscito sugli schermi brasiliani in quello stesso anno. Un´altra traduzione, firmata da Nilson Moulin, fu pubblicata dalla stessa Companhia das Letras nel 1999: Se não agora, quando? Tutte queste opere furono ristampate o pubblicate in nuove edizioni nel primo decennio del XXI secolo, dalle stesse case editrici e nelle stesse traduzioni. Nel primo decennio del XXI secolo, grazie alle traduzioni sempre più numerose, è molto notevole la ripercussione dell´opera di Primo Levi nei vari ambienti culturali e intellettuali. Si pubblicano numerosi articoli accademici, Levi compare sempre di più nei quaderni di cultura dei principali giornali e il sorgere o il consolidarsi di nuove riviste culturali fa sì che assuma definitivamente il suo ruolo nel contesto letterario brasiliano: chimico, ex partigiano, ex deportato, testimone, sopravvissuto, scrittore, intellettuale. Dopo la pubblicazione delle prime cinque traduzioni, tra la fine degli anni ´80 e gli anni ´90, e del primo articolo accademico sull´autore – “A semiótica do aniquilamento em Auschwitz” [La semiotica dell´annichilamento a Auschwitz], del professor Izidoro Blikstein, pubblicato sulla Revista de Italianística nel dicembre 1996 – Primo Levi si consolida come uno degli autori importanti della letteratura del XX secolo, assumendo soprattutto il ruolo di testimone della Shoah. Nei circoli in cui è studiato, in un primo momento, è visto soprattutto come uno dei grandi – forse il massimo – rappresentante della cosiddetta letteratura di testimonianza. Dopo la prima ricezione e l´intensificazione della fortuna critica negli anni ´90, manca ancora qui da noi far luce su un altro aspetto dell´autore di Se questo è un uomo. L´ex-chimico, sopravvissuto e testimone dei campi di concentramento e sterminio nazisti, era anche uno scrittore inventivo, che aveva creato una notevole e inquietante opera di letteratura fantastica e di fantascienza. La prima casa editrice ad occuparsi di quest´aspetto dell´opera di Levi fu la Berlendis & Vertecchia, che ha tra le sue pubblicazioni una collana importante dal titolo “Letras italianas” [Lettere Italiane]. Nel 2002 la casa editrice pubblica nella traduzione di Maria do Rosario Toschi Aguiar e con la prefazione del critico italiano Marco Belpoliti, O último Natal de guerra, una raccolta di racconti a cura di Belpoliti, pubblicata in Italia due anni prima. Nel 2005 un´altra traduzione della Companhia das Letras contribuisce alla fama di Primo Levi scrittore di fantascienza: i tre volumi di racconti pubblicati in Italia tra gli anni ´60 e ´80 – Storie naturali (1966); Vizio di forma (1971); Lilìt (1981) –, qui tradotti da Maurício Santana Dias, con il titolo 71 contos de Primo Levi [71 racconti di Primo Levi]. La casa editrice sceglie di raccogliere tutti i racconti in un unico volume. È importante rilevare che i due volumi editi all´inizio degli anni 2000 sono i primi a contare su una prefazione critica: O último Natal de guerra contiene la prefazione del curatore Marco Belpoliti tradotta in portoghese e 71 contos presenta un testo critico firmato dal traduttore, “Primo Levi e o zoológico humano”, che può essere considerato il primo nel nostro ambiente culturale a analizzare questo aspetto della letteratura primoleviana e ad offrire un panorama generale dei suoi racconti fantastici. Maurício Santana Dias ha anche il merito di avere contribuito a espandere l´“universo Primo Levi” con la traduzione de La chiave a stella. Il livro, pubblicato dalla Companhia das Letras nel 2009 con il titolo A chave estrela, è un contributo all´espansione dell´immagine di un autore che è spesso visto esclusivamente come sopravvissuto e testimone dei campi di concentramento. Le traduzioni contemplavano gran parte dell´opera di Levi, ma mancavano ancora due aspetti della sua opera complessa e poliedrica: i saggi e la poesia. Tale lacuna comincia ad essere colmata nel 2015, quando la Companhia das Letras lancia quasi contemporaneamente alla Einaudi, in Italia, Assim foi Auschwitz, traduzione di Federico Carotti di Così fu Auschwitz. Completando le traduzioni dei saggi, la casa editrice accademica della Unesp –Universidade Estadual Paulista – ha pubblicato nel 2016 due importanti volumi di testi e saggi critici di Levi, in gran parte già pubblicati sulla stampa italiana fra il 1955 e il 1987. Si tratta di O ofício alheio12L’altrui mestiere, pubblicato originariamente nel 1985.
, nella traduzione di Silvia Massimini Felix, e A assimetria e a vida, nella traduzione di Ivone C. Benedetti. Entrambi i volumi contengono numerose considerazioni e riflessioni dell´autore su svariati argomenti e possono essere considerati fonti importanti in merito alle opinioni di Primo Levi sul contesto in cui visse dopo Auschwitz. Finalmente, Maurício Santana Dias – traduttore di cinque libri di Levi in tutto – ha tradotto e presentato uma delle poche parti dell´opera di Primo Levi ancora sconosciute al pubblico brasiliano: la poesia. Mil sóis è la prima antologia di poesie dell´autore pubblicata in Brasile, nel 2019, dalla casa editrice Todavia. Le poesie, contenute originariamente nell´antologia Ad ora incerta (1984) e nelle opere complete di Levi (1997), sono state selezionate dal traduttore, che ha scritto anche la presentazione del libro. Dias ha scelto poesie relative all´esperienza di Levi come prigioniero a Auschwitz, come scrittore e scienziato, così come altre che trattano di “zone distinte”, come la storia dell´universo e della materia. Le traduzioni brasiliane offrono un panorama significativo degli scritti di Levi, ma non possiamo dimenticare che alcune delle sue opere fondamentali non sono arrivate al mercato editoriale e al lettore brasiliano. È il caso per esempio del Dialogo con il fisico Tullio Regge (1984), testo fondamentale nella discussione sul rapporto letteratura/scienza nell´opera di Levi e sulla sua formazione scientifica, poiché nella conversazione con Regge Levi recupera molti episodi del periodo della sua formazione intellettuale nella scuola, liceo e università. Un altro volume che non è stato ancora tradotto, pur essendo estremamente rilevante per lo studio della formazione del lettore e scrittore Primo Levi, è la sua antologia personale, La ricerca delle radici (1981), importante per ricordare gli autori che da sempre hanno partecipato attivamente alla sua formazione di “centauro”, uomo legato contemporaneamente alle discipline scientifiche e umanistiche, chimico e scrittore, deportato e sopravvissuto. Oltre a questi volumi, esistono ancora le “pagine sparse” di Levi, che contengono soprattutto dichiarazioni e interviste ancora non tradotte in Brasile. Ricordiamo ancora la già citata “Appendice” di Se questo è un uomo, pubblicata nella edizione del 1976, che è tuttora assente dalle edizioni brasiliane dell´opera di Levi. Nonostante queste lacune è innegabile che l´opera di Primo Levi faccia parte definitivamente, soprattutto a partire dagli anni 2000, del sistema letterario brasiliano, e che si sia costituita fra noi come rappresentante del canone della letteratura della Seconda Guerra e della Shoah. Gli scritti di Levi dimostrano sempre di più la capacità di dialogare con altre testimonianze, situate in altri tempi e luoghi: i testimoni delle catastrofi stabiliscono rapporti, sono in continua interazione e mantengono vivo il desiderio di accedere alle diverse possibilità di rappresentazione dell´esperienza traumatica. Tuttora, nel secolo XXI, le narrazioni testimoniali (e non) sui campi di concentramento continuano a stimolare l´interesse del pubblico/lettore e ciò è dimostrato dal grande numero di titoli pubblicati recentemente sul tema. I vari aspetti di questo autore poliedrico ci danno la dimensione dell´importanza dei suoi scritti, ricordando che Auschwitz e i suoi orrori sono ancora vicini; che l´autoritarismo e la censura possono far tacere idee e pensiero e provocare la disumanizzazione dell´individuo con la tortura e l´oscurantismo e che la storia e la memoria sono armi di lotta per la libertà delle idee e l´uguaglianza dei diritti. Oltre le traduzioni e al consolidamento della fortuna critica e di una comunità di studiosi intorno all’opera di Primo Levi, alcune recenti iniziative meritano di essere evidenziate nel contesto culturale brasiliano, in quanto chiare dimostrazioni di come il nome dell'autore si inserisce nel dibattito intellettuale nel paese sudamericano. Uno dei grandi esempi è stato il colloquio “Mundos de Primo Levi” [Mondi di Primo Levi], tenutosi nel settembre 2019 a cura del Prof. Renato Lessa presso la Pontificia Università Cattolica di Rio de Janeiro (PUC-Rio). All'evento, commemorativo del centenario della nascita del nostro autore, hanno partecipato studiosi e ricercatori di diverse aree e discipline – dalla chimica alla letteratura, dalle scienze politiche al diritto – in sintonia con il carattere multidisciplinare degli scritti di Levi. Risultato di questo incontro sarà la pubblicazione nei primi mesi del 2021 di una raccolta di saggi dal titolo “Mundos de Primo Levi”, contenente la 10ª Lezione Primo Levi del Prof. Fabio Levi in versione bilingue, italiano e portoghese. Oltre a questa raccolta di saggi, i curatori – Renato Lessa (Filosofia politica) e Rosana Kohl (Letteratura), docenti della PUC-Rio – lavorano alla preparazione del primo numero della rivista semestrale “HURBINEK: Revista Internacional de Estudos Levianos”, dedicata all'opera e ai temi di Primo Levi. Il lancio è previsto per il gennaio 2021, a cura del Centro Primo Levi - PUC / Rio. L'idea della rivista è pubblicare materiale originale sui vari temi che hanno interessato Primo Levi, oltre a saggi classici già noti e di difficile accesso. “Queste due pubblicazioni, insieme al consolidamento del Centro Primo Levi in Brasile, rafforzeranno la comunità leviana nazionale, contribuendo a rinsaldarne i legami con quanto fatto in altri paesi, soprattutto in Italia”, afferma il professor Lessa. Un'altra importante iniziativa nel contesto culturale brasiliano è stata la mostra “Um ‘quimiscritor’ no museu: ciência, literatura e direitos humanos com Primo Levi” [Un ‘chimiscrittore’ al museo: scienza, letteratura e diritti umani con Primo Levi], inaugurata nell'ottobre 2019 nella città di Araraquara, stato di San Paolo. Ospitata dal Centro de Ciências de Araraquara, istituzione legata all'Istituto di Chimica dell'Universidade Estadual Paulista “Júlio de Mesquita Filho”, la mostra è stata realizzata da un gruppo di studenti coordinato dalla professoressa Luciana Massi, dell'Istituto di Chimica, che sviluppa ricerche e attività nell’ambito del progetto “educazione nella scienza”. Obiettivo dell´esposizione è dimostrare lo stretto e inscindibile legame tra Levi chimico e Levi scrittore – da qui il neologismo "quimiscritor", agglutinazione dei termini “químico” e “escritor” – con un approccio che integri scienza, letteratura e diritti umani. La mostra è composta di sei sezioni, contenenti immagini, testi, materiali audiovisivi e interattivi, che presentano diversi concetti chimici e li associano agli scritti dell'autore. La mostra può essere visitata anche virtualmente all´indirizzo https://sites.google.com/unesp.br/quimiscritor, che offre l´accesso a un apparato biografico di Levi accompagnato da immagini, a una tavola periodica virtuale che si riferisce al lavoro dell'autore, a estratti dei suoi scritti letti in portoghese e a commenti su alcune delle sue opere tradotte in portoghese, messe sempre in rapporto con la sua esperienza come chimico, ebreo, deportato, sopravvissuto e scrittore. BLIKSTEIN, I. “L’œuvre de Primo Levi au Brésil”. In: MESNARD, P. (org.) Primo Levi à l'oeuvre: Réception de l'oeuvre de Primo Levi dans le monde. Paris: Kime, 2008, p. 161-173. CAMON, F. Conversazione con Primo Levi. Se c’è Auschwitz, può esserci Dio?. Parma: Ugo Guanda Editore, 2014. CAMPAGNANO, A. R. In difesa della razza. Os judeus italianos refugiados do Fascismo e do antissemitismo do Governo Vargas 1938-1945. São Paulo: Edusp: Fapesp, 2011. GOLDSTEIN, A.; SCARPA, D. In un’altra lingua. Torino: Einaudi, 2015. HEMEROTECA DIGITAL BRASILEIRA. Rio de Janeiro: Biblioteca Nacional. Disponível em https://bndigital.bn.gov.br/hemeroteca-digital/. Accesso 13/01/2020. LEFEVERE, A. Tradução, reescrita e manipulação da fama literária. Trad. Claudia Matos Seligmann. Bauru: Edusc, 2007. LEVI, P. Opere complete. A cura di Marco Belpoliti. Torino: Einaudi, 2016, v. 1 e v. 2. ______. Opere complete. A cura di Marco Belpoliti. Torino: Einaudi, 2018, v. 3. ______. A chave estrela. Trad. Maurício Santana Dias. São Paulo: Companhia das Letras, 2009. ______. A trégua. Trad. Marco Lucchesi. São Paulo: Companhia das Letras, 1997. ______. A tabela periódica. Trad. Luiz Sergio Henriques. Rio de Janeiro: Relume-Dumará, 1994. ______. È isto um homem? Trad. Luigi del Re. Rio de Janeiro: Rocco, 2013. ______. Mil sóis. Trad. Maurício Santana Dias. São Paulo: Todavia, 2019. ______. “Não éramos mais homens”. Trad. Aislan Camargo Maciera e Maurício Santana Dias. In: Cult, São Paulo: XXII (247): p. 38-39, jul. 2019. ______. Os afogados e os sobreviventes. Trad. Luiz Sergio Henriques. São Paulo: Paz e Terra, 2016. ______. O ofício alheio. Trad. Silvia Massimini Felix. São Paulo: Unesp, 2016.Il primo contatto con la lingua portoghese
Prima della prima traduzione brasiliana: Primo Levi parla attraverso la stampa
Il primo testo tradotto in Brasile
La prima traduzione brasiliana
La seconda traduzione brasiliana
Le traduzioni degli anni ´90 e 2000
Primo Levi, autore poliedrico
Cosa manca tradurre. E perché tradurre?
Iniziative più recenti
Bibliografia