Una logica insolente
Guardando agli elementi che costituivano la politica di Hitler Primo Levi parlava ne I sommersi e i salvati di «arroganza e radicalismo», di «logica insolente, non follia». E definiva «odiosi, ma non folli i mezzi previsti per raggiungere i fini: scatenare aggressioni militari o guerre spietate, alimentare quinte colonne interne, trasferire intere popolazioni, o asservirle, o sterilizzarle, o sterminarle». «È degno di meditazione – aggiungeva – il fatto che tutti, il maestro e gli allievi, siano usciti progressivamente dalla realtà a mano a mano che la loro morale si andava scollando da quella morale, comune a tutti i tempi ed a tutte le civiltà, che è parte della nostra eredità umana, ed a cui da ultimo bisogna pur dare riconoscimento».
Come sappiamo, la storia non si ripete mai allo stesso modo. Ma ci sono, nelle vicende umane, momenti in cui si superano soglie cruciali che rischiano di aprire strade senza ritorno.
L’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione russa sembra essere uno di quei momenti: per l’arbitrio ingiustificato del fatto in sé, per la gravità delle violazioni sulle persone e sui principi del diritto, per la distorta riscrittura del passato che l’accompagna, per le conseguenze che può produrre sugli equilibri dell’Europa e del mondo.
Il Centro Primo Levi di Torino è un istituto di cultura che propone l’opera e i pensieri dello scrittore torinese ai molti che ne possono apprezzare la ricchezza e la fecondità in Italia e in molte parti del mondo. Proprio per questo, attraverso le parole di Levi appena citate, ritiene di dover sollecitare ora, e tanto più ora, una riflessione che sia all’altezza della gravità di quanto sta accadendo.
Se di una “logica insolente” si tratta, quella logica va portata chiaramente alla luce e l’insolenza va misurata e respinta in tutta la sua portata. Questo nel nome di un saldo ancoraggio all’eredità umana che le condizioni in cui viviamo conducono forse troppi di noi a non saper riconoscere.