I luoghi di Primo Levi ad Avigliana
Il 21 gennaio 1946, a tre mesi dal suo ritorno a Torino, Primo Levi riprese a lavorare come chimico. Fu assunto nei laboratori della fabbrica di vernici Duco (E. I. du Pont de Nemours & Co.), del gruppo industriale Montecatini. L’impiego durò 16 mesi; Levi li trascorse quasi interamente ad Avigliana, dove alloggiava nella «Casa scapoli» della ditta. Qui, dopo il lavoro e nelle pause per il pranzo, avviò la prima stesura di Se questo è un uomo. Il 30 giugno 1947, senza preavviso, lasciò l’impiego.
(Album Primo Levi, a cura di Domenico Scarpa e Roberta Mori, Torino 2017)
Nella caotica quotidianità della fabbrica di vernici le sue incombenze non erano sempre pressanti, perciò poteva dedicare parte del tempo alla scrittura; con ogni probabilità alcuni capitoli sono stati redatti a mano, altri battuti a macchina – in particolare la sera, nella foresteria della fabbrica, dove restava dal lunedì al venerdì. Il ticchettio notturno della macchina, racconterà, era visto con sospetto dai compagni di lavoro: poiché era tornato da poco dalla Russia, qualcuno lo credeva un agente sovietico.
(Marco Belpoliti, Note ai testi, in Primo Levi, Opere complete, I, Torino 2016)
Io ero ritornato dalla prigionia da tre mesi, e vivevo male. […] cercavo affannosamente lavoro, e lo trovai nella grande fabbrica in riva al lago, ancora guasta per la guerra, assediata in quei mesi dal fango e dal ghiaccio. Nessuno si occupava molto di me: colleghi, direttore ed operai avevano altro da pensare, al figlio che non tornava dalla Russia, alla stufa senza legna, alle scarpe senza suole, ai magazzini senza scorte, alle finestre senza vetri, al gelo che spaccava i tubi, all’inflazione, alla carestia, ed alle virulente faide locali. Mi era stata benignamente concessa una scrivania zoppa in laboratorio, in un cantuccio pieno di fracasso e di correnti d’aria e di gente che andava e veniva con in mano stracci e bidoni, e non mi era stato assegnato alcun compito definito; io, vacante come chimico ed in stato di piena alienazione (ma allora non si chiamava così), scrivevo disordinatamente pagine su pagine dei ricordi che mi avvelenavano, ed i colleghi mi guardavano di sottecchi come uno squilibrato innocuo. Primo Levi, Cromo (Il sistema periodico, in Opere complete, I, p. 971
La mia futura moglie abitava a Torino e io abitavo ad Avigliana e lavoravo ad Avigliana in una fabbrica semidistrutta della Montecatini, in cui ho imparato a fare vernici. […] Mi affidavano dei problemi tecnici, io li risolvevo meglio che potevo, delle volte non li risolvevo, non riuscivo a risolverli, ma comunque mi sentivo impegnato corpo e anima in questo lavoro e insieme anche in un altro lavoro, perché simultaneamente, mi stupisce adesso ricordare come potessi fare tre cose cosi diverse fra loro simultaneamente, ma appunto quando si e giovani si riesce a fare molte cose insieme: a fare il fidanzato, a fare il chimico e a scrivere un libro. Il teatrino della memoria (intervista Rai, prima rete radiofonica, 1982), in Primo Levi, Opere complete, III, pp. 330-331.
Nel 2017, in occasione del trentennale della scomparsa di Primo Levi, l’Associazione Circolarmente di Avigliana ha curato una ricerca finalizzata a individuare, nella Avigliana di oggi, i luoghi in cui Levi ha vissuto nel periodo trascorso lavorando per lo stabilimento Duco-Montecatini, dismesso nel 1965. Frutto di quella ricerca è un percorso visitabile, le cui tappe sono segnalate con la targa “I luoghi di Primo Levi”.
Laboratorio: «Mi era stata benignamente concessa una scrivania zoppa in laboratorio, in un cantuccio pieno di fracassi e di correnti d'aria» [da "Cromo"] Laboratorio: «Mi era stata benignamente concessa una scrivania zoppa in laboratorio, in un cantuccio pieno di fracassi e di correnti d'aria» [da "Cromo"] Portineria e mensa: «Avrei avuto diritto a consumare la cena nella mensa aziendale. Vigeva ancora il razionamento della carne e del burro: quel diritto non era un piccolo privilegio» [da "Calze al fulmicotone"] Infermeria: «[...] Il dottore, rubicondo, gioviale, gran mangiatore e bevitore [...]» [da "Calze al fulmicotone"] Foresteria: «Questo scribacchino maniaco che disturbava le notti della foresteria scrivendo a macchina chissà che [...]» [da "Cromo"] Foresteria del Dinamitificio Nobel
Si ringrazia l’Associazione Circolarmente, in particolare Davide Bucci, ideatore della ricerca e autore degli scatti, e Maria Antonietta Fonnesu.
Le citazioni in didascalia sono tratte dal capitolo "Cromo" de Il sistema periodico e dal racconto "Calze al fulmicotone", da L'altrui mestiere.