Omaggio a Liliana Segre, testimone del Novecento
Il 10 giugno 2021 il Centro Studi Primo Levi e la Fondazione Polo del '900, hanno reso omaggio a Liliana Segre, testimone della Shoah e senatrice a vita, che pubblica da Solferino editore quello che per sua scelta è l’ultimo intervento pubblico tenuto a Rondine, un piccolo borgo in provincia di Arezzo.
L'evento è stato realizzato in collaborazione con il Comitato Nazionale per le celebrazioni del Centenario della nascita di Primo Levi, l'Università degli Studi di Torino, la Comunità Ebraica di Torino, l'Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti”.
Ho scelto la vita. È questo il titolo del volume, si apre con una lunga prefazione di Ferruccio De Bortoli, Presidente onorario del Memoriale della Shoah, è a cura di Alessia Rastelli, giornalista delle pagine culturali de Il Corriere della Sera.
Dopo trent’anni di incontri nelle scuole e in tutti i luoghi dove la trasmissione della memoria e il racconto della sua esperienza potevano essere utili a far capire gli orrori del nazifascismo, Liliana Segre passa ai giovani il ruolo di testimoni.
Ho scelto la vita è una rappresentazione delle persecuzioni e del Lager intessuta di fatti concreti e di interrogativi aperti, cui anche il lettore è chiamato a trovare risposte.
Vi si dice di scoperte straordinarie che soltanto un’esperienza estrema come la deportazione può rivelare; vi si parla di un passato lontano, ma è come se le esperienze di allora offrissero più di una chiave utile a misurarsi con la realtà che abbiamo intorno.
Per tutte queste ragioni e per l’affetto che Liliana Segre ha ispirato nei tanti che l’hanno conosciuta, il Centro Primo Levi ha voluto coinvolgere numerose istituzioni torinesi in una riflessione pubblicata guidata dalle parole di una grande testimone del Novecento.
I brani dalle lettere che le classi quinta A del Liceo delle Scienze Umane e quinta del Liceo Economico-Sociale F. Albert di Lanzo Torinese:
Alla fine della testimonianza di Liliana Segre, si racconta di quando, alla fine della guerra, i comandanti tedeschi cercarono di spogliarsi dei loro vestiti e dei loro fucili. Il comandante di uno dei campi in cui si è trovata, si è tolto la divisa rimanendo in mutande e ha gettato a terra il suo fucile. Liliana dice che in quel momento una parte di lei le diceva di afferrare quel fucile e uccidere quell'uomo, come spesso aveva visto fare, ma non lo fece. Ha compreso che lei non era come quegli uomini orribili. Liliana Segre individua dunque quel momento come la nascita della donna che è ora, una donna libera e una donna di pace, e questo per noi rappresenta il suo insegnamento più importante, cioè lottare per la pace.
Estratto da un tema di riflessione scritto a più mani dalla 5° Scienze Umane
Cara Liliana
Attraverso la sua testimonianza, lei ci ha insegnato che non bisogna mai abbassare la testa davanti alle ingiustizie, che bisogna lottare per i propri ideali e soprattutto per garantire il rispetto delle persone in quanto esseri umani, anche se diversi da noi, perché è necessario e doveroso che nel futuro nessuno debba subire quello a cui sono stati sottoposti i presunti nemici del regime nazista e fascista.
Siamo tristemente consapevoli che nel mondo attuale e nella società italiana odierna ci sono ancora forti discriminazioni e atti intolleranti, che non sono semplici da sradicare, però vogliamo dirle che noi non siamo indifferenti, non permetteremo che la sua testimonianza sia vana e soprattutto lotteremo affinché il mondo sia un posto più corretto e tollerante.
Lettera scritta a più mani: Francesca, Fabrizio, Camilla, Iris e Miriam
Cara Liliana
Mi ha colpito molto il suo racconto, la figura di suo padre, il grande amore provato verso di lui e l’immenso amore da lui ricevuto: credo che sia stato questo il vero antidoto per sopravvivere al dolore. […]
La sua testimonianza dovrebbe essere immortale; insegna a vivere l’amore, la vita, il coraggio e mostra che c’è solo una cosa che noi, nuove generazioni, possiamo fare per renderle onore: non dimenticare, interiorizzare e tramandare alle prossime generazioni l’atrocità di quel periodo terribile, perché non si ripetano mai più gli stessi errori.
Elisa
Cara Liliana
Ho deciso di scriverle questa lettera allo scopo di poterla profondamente ringraziare. La ringrazio per la sua battaglia che non ha mai abbandonato, per aver continuato a denunciare per anni, nonostante sia veramente angoscioso rimembrare il passato, le torture che ha subito, per non aver mai rinunciato alla sua anima, pur avendo vissuto per mesi accanto alla morte. Le sono molto grata perché mi ha insegnato quanto l’uomo possa essere crudele, quanto sia potente un gesto d’affetto, quanto sia forte una persona che ha solo voglia di riprendersi la vita in mano. Mi ha dimostrato quanta determinazione e quanto coraggio ci voglia per fare giustizia, anche se forse, una completa giustizia, non ci sarà mai.
Sara
Cara Liliana
Non dimenticare, questo è il messaggio che lei intende trasmettere soprattutto a noi giovani, che viviamo felici e spensierati, senza renderci conto di quanto siamo fortunati, noi che possiamo andare a scuola eppure la detestiamo, noi che non conosciamo la fame eppure sprechiamo quantità enormi di cibo, noi che abbiamo la possibilità di vivere appieno la nostra adolescenza, le nostre prime esperienze, i nostri primi amori, ma che, nonostante tutto questo, molte volte ci comportiamo da egoisti.
Giulia
Cara Liliana
Mi è giunta pacata la sua voce piena di dignità. È stata proprio la dignità il filo conduttore che ha lasciato in me un segno che non dimenticherò mai. La dignità può essere calpestata per ragioni ignobili, un essere umano può essere ridotto a semplice istinto di sopravvivenza […], ma un essere umano con spirito forte ha saputo resistere a quelle brutture terribili e risorgere a nuova vita, senza trionfalismi, ma appunto con una grande dignità che trasmette continuamente a noi ragazzi e a chiunque abbia la volontà di non voler più vedere un degrado umano così grande.
Giulia
Giovedi 10 giugno il Centro Internazionale di Studi Primo Levi di Torino e la Fondazione Polo del ‘900 rendono omaggio a Liliana Segre, testimone della Shoah e senatrice a vita che pubblica da Solferino editore quello che per sua scelta è l’ultimo intervento pubblico.