Primo Levi fra chimica e scrittura

La scienza e in particolare la chimica hanno sempre avuto grande importanza nella vita e nell'opera di Primo Levi. Iscrittosi nel 1937 al corso di laurea in chimica presso l’Università di Torino, egli si laureò nel 1941 con una tesi dal titolo L’inversione di Walden. Dopo la guerra e la deportazione ad Auschwitz scelse poi di lavorare per molti anni in una fabbrica di vernici, anche quando la sua fama di scrittore lo aveva fatto conoscere in Italia e all'estero. Per tutta la vita non smise mai di tenersi aggiornato sulle ultime teorie scientifiche, seguendo fra l'altro con particolare attenzione i contributi su «Scientific American», e di riproporre i nuovi risultati della ricerca in molti dei suoi racconti di taglio più propriamente scientifico.

Primo Levi era un uomo concreto che amava della chimica il rassicurante rigore applicato allo studio della natura sin nella sua essenza più profonda, e la ricchezza di strumenti utili a spiegare il mondo e la stessa vita. Essere chimico significò anche per lui poter utilizzare le straordinarie risorse che quella disciplina metteva a disposizione per ordinare i propri ricordi e scriverne, per raccontare la propria esperienza e più in generale la realtà dell’uomo. Levi non operò mai una distinzione netta tra la sua attività di scrittore e quella di chimico; anzi tenne sempre a sottolineare come la formazione scientifica scelta in gioventù gli offrisse punti di vista e strumenti originali straordinariamente utili nella propria opera di scrittore.

Lo sguardo che Primo Levi volgeva al mondo era sempre filtrato attraverso la scienza. Questo dato ha lasciato una traccia profonda sulla sua opera e spiega d'altra parte il grande interesse del mondo scientifico per lo scrittore torinese. Di qui la decisione del Centro internazionale di studi Primo Levi di dedicare a tutto questo una particolare attenzione e di avviare un sistematico lavoro di raccolta e di studio di cui qui si comincia a rendere conto. Gli articoli scientifici, gli atti di congressi, le recensioni e gli scritti di varia natura messi a disposizione del lettore in questa sezione del sito sono un primo contributo di informazione, costituito grazie anche alla preziosa collaborazione di studiosi appartenenti al vasto arco di saperi disciplinari interessati all'opera di Primo Levi. D'altra parte proprio l'ampiezza e la varietà degli approcci che emergono dal materiale raccolto sono tali da rendere lo sforzo di ricerca appena avviato una sfida quanto mai difficile, ma proprio per questo non meno coinvolgente. Gli ambiti di quei saperi spaziano in molte direzioni e coinvolgono tanto riviste di ampio respiro quanto pubblicazioni scientifiche molto specializzate. Per proseguire nel lavoro di studio è per noi essenziale quindi poter contare sul sostegno della comunità scientifica e sulla rete di preziosi contatti che stiamo costruendo. Chiunque desideri mettere a disposizione le proprie competenze è gentilmente invitato a collaborare.

«Non avevamo dubbi: saremmo stati chimici, ma le nostre aspettazioni e speranze erano diverse. Enrico chiedeva alla chimica, ragionevolmente, gli strumenti per il guadagno e per una vita sicura. Io chiedevo tutt'altro: per me la chimica rappresentava una nuvola indefinita di potenze future, che avvolgeva il mio avvenire in nere volute lacerate da bagliori di fuoco, simile a quella che occultava il monte Sinai. Come Mosè, da quella nuvola attendevo la mia legge, l'ordine in me, attorno a me e nel mondo. Ero sazio di libri, che pure continuavo a ingoiare con voracità indiscreta, e cercavo un'altra chiave per i sommi veri: una chiave ci doveva pure essere, ed ero sicuro che, per una qualche mostruosa congiura ai danni miei e del mondo non l'avrei avuta dalla scuola. A scuola mi somministravano tonnellate di nozioni che digerivo con diligenza, ma che non mi riscaldavano le vene. Guardavo gonfiare le gemme in primavera, luccicare la mica nel granito, le mie stesse mani, e dicevo dentro di me: "Capirò anche questo, capirò tutto, ma non come loro vogliono. Troverò una scorciatoia, mi farò un grimaldello, forzerò le porte"»

P. Levi, Il sistema periodico, in Opere I, a cura di M. Belpoliti, 1997, p. 758

«Incominciammo a studiare fisica insieme, e Sandro fu stupito quando cercai di spiegargli alcune idee che a quel tempo confusamente coltivavo. Che la nobiltà dell'Uomo, acquisita in cento secoli di prove e di errori, era consistita nel farsi signore della materia, e che io mi ero iscritto a Chimica perché a questa nobiltà mi volevo mantenere fedele. Che vincere la materia è comprenderla, e comprendere la materia è necessario per comprendere l'universo e noi stessi: e che quindi il Sistema Periodico di Mendeleev, che proprio in quelle settimane imparavamo laboriosamente a dipanare, era una poesia, più alta e più solenne di tutte le poesie digerite in liceo: a pensarci bene, aveva perfino le rime!»

P. Levi, Il sistema periodico, in Opere I, a cura di M. Belpoliti, 1997, p. 774

«La chimica è l'arte di separare, pesare e distinguere: sono tre esercizi utili anche a chi si accinge a descrivere fatti o a dare corpo alla propria fantasia. C'è poi un patrimonio immenso di metafore che lo scrittore può ricavare dalla chimica di oggi e di ieri, e che chi non abbia frequentato il laboratorio e la fabbrica conosce solo approssimativamente»

P. Levi, L’altrui mestiere, in Opere II, a cura di M. Belpoliti, 1997, p. 642


Accedi o registrati per inserire commenti