Primo Levi. Figure
Per la prima volta in mostra, una selezione significativa dei lavori in filo metallico realizzati da Primo Levi: oggetti con un forte carattere intimo e domestico, realizzati generalmente in filo di rame: scarti e materiali da saggio provenienti dal suo lavoro di chimico.
Si tratta di oggetti con un forte carattere intimo e domestico, destinati agli scaffali dello studio dello scrittore oppure a essere regalati agli amici più cari: non ci sono datazioni precise (risalgono indicativamente al periodo 1955/1975), né titoli attribuiti dall’autore. Il materiale utilizzato è generalmente il filo di rame: il suo lavoro di chimico specializzato nella smaltatura dei conduttori elettrici gli consentiva di disporre di scarti e materiali da saggio in quantità.
Come tali, dunque, sono trattati nella mostra: non come opere d’arte, ma come prodotti della fantasia e dell’abilità manuale di Levi: un gioco, nell’accezione più ampia e positiva del termine. Ciò che nulla toglie alla grazia e alla qualità dei manufatti; pensieri e suggestioni dell’autore prendono corpo in questi oggetti, nei quali la precisione scientifica del particolare si accompagna e si alterna a un piglio più impressionista. Gli animali sono la prima fonte di ispirazione, ma non mancano le creature fantastiche e la figura umana.
Archivio Centro Internazionale di Studi Primo Levi. ph. Pino Dell'Aquila Archivio Centro Internazionale di Studi Primo Levi. ph. Pino Dell'Aquila Archivio Centro Internazionale di Studi Primo Levi. ph. Pino Dell'Aquila
Accostarsi a questi lavori consente di aprire una straordinaria finestra sul mondo di Levi: un mondo di competenze e di sensibilità molteplici e ricchissime, ben al di là dell’immagine univoca, più nota e diffusa, di testimone della persecuzione e della deportazione. Ne emerge una figura ricca e complessa, nella quale convivono la formazione del chimico, una solida cultura letteraria classica, la passione per le lingue, le etimologie e i giochi di parole (il gioco è da lui considerato una delle attività primarie dell'uomo), l’alpinismo, il fantastico, l’ironia e l’umorismo, una curiosità aperta per le più recenti espressioni artistiche, un interesse vivo e competente per la matematica, la fisica, le scienze naturali.
A fare da sfondo a tutto questo, vi è la grande importanza attribuita da Levi al lavoro, e al lavoro manuale in particolare, alla “mano artefice”, perché, come ci ricorda lo stesso Levi
imparare a fare una cosa è ben diverso dall'imparare una cosa.
La materialità degli oggetti da lui creati è esaltazione del lavoro libero e del confronto con la materia, perché comprendere la materia è comprendere il mondo, ma anche perché la Materia è “la grande antagonista dello Spirito”. Rivendicare la nobiltà della tecnica è anche un modo per rifiutare - culturalmente, prima ancora che politicamente - i fondamenti dell’educazione fascista e l’imposizione del modello gentiliano subìta a scuola.
A commento delle figure si è scelto di proporre con una certa libertà citazioni letterarie anziché puntuali didascalie. Sono parole tratte per lo più dall’opera di Levi e, in qualche caso, da alcuni dei suoi autori prediletti. Con il rischio di qualche arbitrarietà, naturalmente, ma con il conforto delle parole dello stesso Levi, quando afferma:
Non conosco noia maggiore di un curriculum di letture ordinato, e credo invece negli accostamenti impossibili.