In ricordo di Lello Perugia
Il 24 novembre 2010 è morto all’ospedale San Camillo di Roma Lello Perugia. A lui Primo Levi si ispirò per i personaggi di Piero Sonnino in Se questo è un uomo e di Cesare in La tregua e in Lilìt e altri racconti.
Si riporta qui il testo di un’intervista di Nicola Caracciolo per un programma televisivo andato in onda sulla Rete Due nel 1986, successivamente pubblicata in Gli ebrei e l’italia durante la guerra, 1940-1945, Bonacci, Roma 1986, pp. 179-81.
L.P. Io mi sento un cittadino del mondo, mi sento moro, mi sento pellerossa, mi sento ebreo.
N.C. L'origine è ebrea però?
L.P. La mia origine è ebraica, però io ho notato un particolare stando in un campo di sterminio, che tra un ebreo italiano, un ebreo russo, un ebreo cecoslovacco, un ebreo francese c'era una diversità. Allora praticamente questo famoso gruppo etnico che taluni ci vogliono chiamare, per me non esiste.
Ho combattuto a Porta San Paolo, e lì ho conosciuto un compagno socialista, il dottor Renzo Galizia1Il cognome esatto è Gulizia. In realtà Renzo Gulizia, fondatore e comandante della Formazione Partigiana Internazionale "Liberty", era allora uno studente di Giurisprudenza di diciannove anni (su gentile segnalazione della nipote, Francesca Gulizia).
*, era un funzionario di banca e mi ricordo mentre si combatteva 11 alla Piramide Cestia di Porta San Paolo, che venivano massacrati sia civili sia soldati, in special modo i Granatieri di Sardegna, io e Renzo ci siamo recati a Villa Borghese perché sapevamo che c' erano due divisioni corazzate, la Centauro e l'Ariete. E noi ci siamo presentati agli ufficiali spiegando che c'era un massacro da parte dei tedeschi a Porta San Paolo, e loro ci hanno ascoltato e dice «ma noi non abbiamo ordini e non possiamo muoverci».
N.C. E poi?
L.P. Qualche tempo dopo Renzo mi fece una proposta, voleva organizzare una formazione partigiana con prigionieri inglesi, americani e neozelandesi, russi e mi chiese se volevo cooperare con lui, e io acconsentii. Questa formazione è stata creata nella zona di Carsoli ed io ho operato in questa zona assieme con Renzo Golizia fino al 14 di aprile del 1944. Quel giorno fui arrestato assieme con un gruppo di inglesi, di americani, di francesi, di neozelandesi e di australiani, fui condotto in un carcere della Gestapo a Borgo di Collefegato, che adesso si chiama Borgorosi e lì sono stato interrogato per la bellezza di quindici giorni. Sono stato torturato, però sono riuscito, ho avuto la forza di resistere a queste torture e ho salvato la formazione.
N.C. E quelli hanno capito che lei era ebreo?
L.P. Sapevano che ero ebreo anche se avevo un documento falso che mi era stato rilasciato da Monsignor Nobel.
N.C. Come lo sapevano?
L.P. Una spiata è stata, perché il servizio di spionaggio diciamo tedesco funzionava alla perfezione qui in Italia.
N.C. E poi che cosa accadde? Fu deportato?
L.P. Dopo quindici giorni di interrogatorio a Borgo di Collefegato mi trasferirono a Via Tasso oh, un passo indietro: io non fui arrestato solo, furono arrestati anche i quattro miei fratelli.
N.C. Che fine hanno fatto?
L.P. Tre di essi furono assassinati al campo di Auschwitz.
N.C. Tremendo questo. - E poi da via Tasso? -
L.P. Da Via Tasso al terzo braccio di Regina Coeli - dal terzo braccio di Regina Coeli a Fossoli di Carpi, da Fossoli di Carpi ad Auschwitz. Quello che m'è rimasto impresso è questo: che c'era una follia collettiva da parte dei tedeschi, e anche nei bambini, perché il treno cellulare ch'era piombato ci hanno tirato delle pietre i bambini che potevano averci sei, sette anni.