Una telefonata con Primo Levi

VENERDÌ 11 MAGGIO 2012
Lingotto Fiere
Torino

In una intervista radiofonica, a Primo Levi venne da fare una battuta: «Dev’essere un telefono che funziona, il libro scritto, e penso che la chimica mi abbia insegnato queste due doti: della chiarezza e della concisione». Fra i mestieri altrui che Levi ha coltivato, quello del linguista era certamente uno dei principali: che si trattasse di etimologie popolari, di modi di dire dialettali o yiddish o di paurosi ordini in tedesco o in polacco ogni pagina leviana è una partitura di voci, toni, registri, volumi, a cui di tanto in tanto subentrano, come pause calcolate da un esperto compositore, silenzi perfetti.

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Una telefonata con Primo Levi

Nelle opere e nei suoi incontri con altri scrittori (diretti, indi­retti o immaginari: Bartezzaghi ne inventa anche uno con Da­vid Foster Wallace), il Levi linguista e semiologo è quello che si interessa ai modi in cui possiamo dare senso a ciò che sen­so non ha, esprimere ciò che non si può, scalare l'impervio.