I mondi di Primo Levi. Una strenua chiarezza

Seguire le parole e i racconti di Primo Levi, chimico e scrittore, testimone e inventore, significa fare diverse volte, e in diversi modi, il giro del mondo.

Diventato narratore per un intimo impulso dopo essere precipitato in uno degli abissi della storia, Auschwitz, e ricondotto alla scrittura per dar conto del suo riemergere alla vita, Levi ha poi usato il suo italiano limpido e ammaliante per narrare altri universi di cui pure e in altro modo era testimone privilegiato. Ha insieme inseguito e fabbricato le avventure di un tecnico piemontese e globale, l'operaio montatore Tino Faussone, da Torino agli estremi della terra. Si è cimentato con l'arte della finzione, da un genere "popolare" come la fantascienza al romanzo. E in un tour de force letterario ineguagliabile e appassionante ha emulato la natura stessa per ricostruire la tavola degli elementi di cui come chimico era abituato ad apprezzare l’essenziale semplicità, fino a seguire le traversie nel tempo e nello spazio del germe della vita, un atomo di carbonio.

Il senso di una mostra su Primo Levi non sta nel raccontare con altre parole quello che il grande scrittore ha saputo così bene narrare con le sue. Sta nell'usare l'arte del suo Faussone – il protagonista della Chiave a stella –, il montaggio, per mettere insieme linguaggi diversi (fatti di opere artistiche e di video, di documenti e ancora di parole, incluse quelle che arrivano dalla voce stessa, limpida e inconfondibile, dello scrittore) per condurre il visitatore a incontrare i tanti mondi di Levi e farne il periplo. Sta nel fargli scoprire la coerenza che lega insieme tante avventure letterarie apparentemente distanti l'una dall'altra: i toni duri ma sempre pacati della testimonianza dell'orrore, quelli quasi mozartiani del viaggio nella materia fino all'umorismo di altre narrazioni. Sta nel portarlo dentro il laboratorio della scrittura per visitare il mondo che è al centro di tutti gli altri, quello personalissimo di uno dei grandi della cultura del Novecento.

La mostra - allestita per la prima volta nel gennaio 2015 a Palazzo Madama, che già aveva visto Levi negli anni Cinquanta protagonista delle prime testimonianze di uno sterminio di cui il mondo faticava a prendere coscienza - conduce prima il visitatore nell'infinitamente piccolo dell'atomo di carbonio, accompagnato da un'interpretazione personalissima d'artista, per poi precipitarlo nel viaggio agli inferi di Auschwitz. Qui è guidato dalle parole di Levi, ma anche da una documentazione che aiuta a capire come quel nome un tempo sconosciuto sia diventato essenziale alla coscienza dell'umanità moderna e, insieme, un problema irrisolto su cui lo scrittore continuò a interrogarsi fino alla fine. E poi c'è la chimica: quella narrata, personale e fantastica, del Sistema periodico, che si dà da leggere proprio sulla tavola di Mendeleev, e quella vissuta in una vita di professionista innamorato del suo lavoro. E poi ancora altri lavori, di cui Levi era appassionato e curioso: lavori di operai con cui sapeva condividere conversazioni ed esperienze o forme di bricolage di mani e materiali tra arte e sperimentazione. Solo alla fine, come i titoli di coda di un film, l'esposizione cronologica della biografia riunisce nelle tappe di una vita i tanti mondi attraversati nel corso della visita.

La mostra è suddivisa in sei sezioni:

1. Carbonio

Carbonio è l’ultimo racconto de Il sistema periodico, pubblicato nel 1975. Vi si descrive il viaggio avventuroso di un atomo di carbonio nel corso dei millenni e nell’immenso spazio planetario. Le sue straordinarie trasformazioni ne fanno il protagonista della nascita e dello sviluppo della vita su questa terra. Quel racconto, immaginato già al tempo della prigionia nel Lager di Auschwitz, rappresenta uno dei primi sogni letterari di Primo Levi. Nella mostra una ricca sequenza di tavole disegnate dall’artista giapponese Yosuke Taki conduce il visitatore lungo quel viaggio fantastico facendolo penetrare, grazie a uno stile personalissimo di cui l’uso del colore è cifra essenziale, negli arcani recessi della natura animata e inanimata.

2. Il viaggio verso il nulla / il cammino verso casa

Nella mostra una grande carta geografica dell’Europa propone l’itinerario del viaggio cui Primo Levi fu costretto fra fine ’43 e inizio ’44, dopo l’arresto in Valle d’Aosta, dal campo di Fossoli fino ad Auschwitz. Sulla stessa carta è descritto il lungo periplo dell’Europa centro-orientale che lo scrittore dovette compiere per tornare a casa nel ’45. Il contesto nel quale quei viaggi avvennero è descritto in due video posti subito sopra la carta.
Il percorso continua lungo una sorta di tunnel, dove sono solo le parole di Levi ad illuminare la realtà di Auschwitz.
Subito dopo, una sequenza di pannelli aiuta a seguire alcuni dei passaggi più significativi della testimonianza sul Lager, che Levi non cessò mai di dare nel corso di tutta la sua vita successiva; fino all’ultimo suo libro I sommersi e i salvati del 1986. In un video le immagini aiutano a situare la testimonianza di Levi nel più ampio contesto del dibattito sullo sterminio lungo il secondo dopoguerra. 

3. Cucire parole

La terza sezione della mostra è dedicata a Levi scrittore. Una ricca successione di immagini e citazioni illustra i diversi mondi da lui immaginati nei suoi libri, fra racconto, romanzo, poesia e saggio. Centrale risulta anche nel percorso espositivo la sua cura della parola, dalla ricerca inesausta di una “strenua chiarezza” fino al divertimento di interessanti giochi linguistici. Nella forma della video-intervista Levi illustra poi alcuni aspetti della propria attività di scrittore.

4. Cucire molecole

La sezione su Primo Levi chimico inizia con la riproduzione della tavola degli elementi – la tavola di Mendeleev – presente nell’Istituto di Chimica dove Levi studiò negli anni ’40 del secolo scorso. Di fronte, un’installazione visiva propone un’altra tavola degli elementi, quella entro cui lo scrittore ha voluto inscrivere i passaggi fondamentali della sua vita e del suo mestiere di chimico quando ha scritto Il sistema periodico.
Poi il percorso espositivo propone in ordine cronologico i momenti più salienti del rapporto di Levi con la chimica, dagli anni di scuola ad Auschwitz, fino alla lunga esperienza nella SIVA, la fabbrica di vernici dove lavorò fino alla pensione.
Un bancone e vari strumenti utilizzati nei laboratori dell’Università di Torino ai tempi in cui lo scrittore era studente offrono infine al visitatore la possibilità di toccare con mano la realtà di un mestiere complesso e affascinante.

5. Homo Faber

Il tema centrale della quinta sezione della mostra è la relazione fra mano e cervello. Una relazione già così stretta e decisiva nel mestiere del chimico, per il quale le capacità sensoriali e la manualità rivestono una importanza essenziale. Ma Levi coltivava quel rapporto anche in altri modi: ad esempio affinando la propria capacità di costruire sculture in filo di rame – quello lavorato alla SIVA – . Un esemplare – una farfalla – è esposto in mostra; di altri è possibile vedere efficaci rappresentazioni.

6. Il giro del mondo del montatore Faussone

Lungo il percorso di avvicinamento alla sesta sezione una grande tavola, con una ricca sequenza di fotografie d’epoca, richiama le origini ebraico-piemontesi di Levi. Non a caso quella tavola è posta proprio di fronte alla grande scritta Auschwitz, visibile da ogni luogo della mostra.
Poi si è attratti da una grande installazione su cui spiccano due schermi: nel primo scorre un video in cui Levi parla de La chiave a stella e del suo protagonista, il montatore di tralicci e ponti in ferro Tino Faussone. Nell’altro immagini in sequenza descrivono mestieri vecchi e nuovi.
La sesta sezione si sviluppa poi intorno al tema del lavoro, centrale ne La chiave a stella e nel pensiero del suo autore, portato quasi per naturale vocazione a misurarsi sia con la realtà concreta dei mestieri più diversi, sia con il significato del lavoro nella vita dell’uomo.
Conclude il percorso di visita un video che propone, con parole e immagini, i vari momenti della biografia di Levi e aiuta a ricomporre idealmente i vari capitoli della mostra.

A latere della mostra, e per una sua maggiore valorizzazione, è previsto un fitto programma di eventi e iniziative, rivolte a tutta la cittadinanza.

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Approfondimenti linguistici

Il titolo scelto dal Centro Studi - I mondi di Primo Levi - vuole alludere alle sfaccettature di una personalità dai molteplici interessi, mentre il sottotitolo Una strenua chiarezza pone l’accento sulla sua ricerca costante della forma più efficace di comunicazione, al livello linguistico e al livello intellettuale; la ricerca di questa chiarezza è l'elemento unificante di tutti gli ambiti di attività di Primo Levi.

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